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3 / L'ago sotto la pelle
 
 

Sdraiata bocconi sul lettino del tatuatore, le caviglie in equilibrio sugli smisurati tacchi, i seni inanellati schiacciati sul cuoio ruvido e screpolato, Marion ebbe un brivido quando l'ago le penetrò sotto la pelle del gluteo iniettando le prime gocce di inchiostro colorato per disegnare sotto alla sua pelle il drago dalla lingua fiammeggiante.
Kiki le premette la schiena in basso, e lei rabbrividì di piacere ed ebbe il primo dei tanti orgasmi che l'avrebbero fatta sussultare sul lettino per più di due ore.
La ragazza bionda, Isabella, non riusciva a distogliere gli occhi dalla scena: si accarezzava con le dita la spalla appena tatuata e ancora dolorante, e ad ogni movimento del braccio la manica della camicetta di seta bianca le lambiva i capezzoli inturgiditi per l'eccitazione facendoli indurire ancora di più. Osservava affascinata Marion che si mordeva le labbra ogni volta che l'ago, dopo una breve pausa, le penetrava nel gluteo disegnando un nuovo frammento del complicato tatuaggio.
A un certo punto Kiki le si avvicinò restando in piedi accanto a lei, sfiorandola appena, poi si chinò per parlarle a voce bassa. I globi dei suoi seni fuoriuscirono ancora di più delle coppe dell'assurdo abito di pelle lucente, e Isabella poté scorgere uno scintillìo d'oro accanto ai capezzoli, lì dove il bordo del vestito era scivolato più in basso.
"Perché più tardi non vieni a bere qualcosa a casa nostra?", le sussurrò Kiki, senza smettere di osservare Marion che mugolava mentre il tatuatore continuava il suo lavoro.
Isabella fece un cenno vago con la testa, ma continuò a fissare affascinata, per più di un'ora, l'ago che scivolava vibrando sotto la pelle di Marion, finché il drago sulla natica non fu completato e la ragazza si abbandonò sul lettino con un lungo sospiro.
Kiki sorrise, si allontanò dal fianco di Isabella, andò di nuovo accanto a Marion e osservò attentamente il tatuaggio appena finito. Soddisfatta, diede un colpo sulla natica di Marion, quindi le sciolse i polsi, la prese per la vita, la sollevò e la fece girare sdraiandola poi di schiena sul lettino, col peso del corpo che premeva sul gluteo bruciante.
Marion gemette, ma Kiki non se ne diede cura. Le divaricò le cosce finché furono così aperte che le gambe, fasciate dalle calze, caddero ai lati del lettino esponendo totalmente il suo grembo rasato. Kiki fece scivolare il corpo di Marion finché l'inguine si trovò all'altezza del bordo inferiore, quindi assicurò con due cinghie le caviglie di Marion alle gambe del lettino.
Si spostò alle spalle della ragazza per prenderle i polsi e legarli insieme facendo scattare un moschettone negli anelli dei bracciali di cuoio, poi strinse una terza cinghia in modo che facesse aderire perfettamente al lettino la vita della ragazza bloccandola in quella posizione, e infine tirò indietro le braccia di Marion assicurandole con un’altra cinghia alle gambe posteriori del lettino e tendendola in modo che il corpo fosse completamente immobilizzato.
Kiki poggiò il dito sullo spazio appena sopra la rosea fessura dalle labbra del sesso inanellate d'oro e parlò al tatuatore senza guardarlo. "Voglio un serpente proprio qui, verde e blu e turchese con la lingua rossa, e lo voglio con la coda che scivola dentro alla fessura fino al clitoride e finisce proprio sul clitoride, naturalmente".
L'uomo la guardò perplesso e lei sorrise. "Non preoccuparti, è felice di farselo e non griderà. Ma se lo dovesse fare ho qui pronto il bavaglio", disse mostrando una cinghietta di cuoio al centro della quale era infilata una sfera di gomma rossa di cinque centimetri di diametro.
Il tatuatore alzò le sopracciglia e volse lo sguardo verso Marion, ma lei lo fissò ferma, con un sorriso d'orgoglio, e annuì con un piccolo cenno del capo. L'uomo appoggiò sulla coscia sinistra di Marion il disegno del serpente che avrebbe dovuto tatuare, fece ripartire la macchinetta e l'ago penetrò nel monte di Venere cominciando a tracciare le spire del rettile verde, blu e turchese con la lingua rossa che avrebbe segnato indelebilmente la pelle giovane e ambrata di quella misteriosa ragazza il cui grembo si inumidiva man mano che il dolore aumentava.
Isabella, seduta sulla poltrona in penombra, raggiunse il culmine dell'eccitazione quando Kiki prese fra il pollice e l'indice di ogni mano i due anelli infibulati nelle labbra del sesso di Marion e li separò per aprire meglio la fessura e facilitare il lavoro del tatuatore.
Un’ora più tardi, nel momento in cui l'ago guadagnò la minuscola collina del clitoride e Marion fu scossa da brividi di sofferenza, Isabella si prese fra le dita un capezzolo e lo strinse forte con le unghie finché sentì una lacrima scenderle sul volto.
Continuò a tormentarsi, nonostante il dolore, chiedendosi che effetto le avrebbe fatto se avesse potuto toccare anche lei, o meglio avere anche lei, un anello che le penetrava nella carne.
Marion, imprigionata sul lettino dalle cinghie, si accorse di ciò che stava facendo Isabella ed ebbe un flashback chiaro e inquietante: vide se stessa, due anni prima, al momento del suo primo incontro con Kiki, e mentre l'ago, implacabile, le ricamava la morbida carne del grembo, cominciò a sognare...

(continua)
 
 
 

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