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Wife Swappers

2 / Marion

Alle sue spalle, ancheggiando su due tacchi a spillo smisurati come quelli di Kiki, apparve un'altra giovane donna anch'essa di una bellezza aggressiva e sfrontata. Era truccatissima, i grandi occhi azzurri dalle ciglia folte erano resi più profondi e intriganti da un ombretto grigio scuro, le labbra erano dipinte da un rossetto scarlatto e delineate da una riga di un rosso più scuro, il naso piccolo e delicato era ornato da un brillante incastonato nella narice sinistra.
Nonostante i suoi ventitré anni Marion Michael aveva l'aria di una minorenne perversa, e i capelli di un biondo platino abbagliante, tagliati cortissimi, facevano spiccare ancora di più la sua pelle color ambra, così abbronzata da sembrare lucida d'olio.
Portava anche lei calze nere velatissime con la cucitura e un paio di decolleté di vernice nera con quei pazzeschi tacchi alti diciotto centimetri. Una catenina come quella di Kiki le circondava la caviglia sinistra e una complessa parure le ornava le orecchie messe in evidenza dal taglio dei capelli e più volte forate e trapassate da orecchini di ogni foggia.
Dai lobi pendevano due enormi cerchi d'oro gemelli di quasi venti centimetri di diametro, tanto grandi da protendersi in avanti poggiandosi sulla linea dolce delle spalle nude, e tanto pesanti da allargare i fori nei quali erano infilati, come se stessero per lacerare la carne.
L'orecchio destro, oltre che dal cerchio, era attraversato da otto perni dai quali partivano rigide e lunghe barrette d'oro che terminavano in altrettante lucidissime sfere d'oro di sette millimetri di diametro: a ogni movimento le sfere danzavano e tintinnavano come piccoli campanelli. All'orecchio sinistro, in altri otto fori, si insinuavano pendagli, cerchi, brillanti e anelli di varia misura. Sia a destra che a sinistra la fila di nove orecchini era interrotta da una fascetta d'oro alta e lucidisima,  serrata intorno al ciglio come accadeva a Kiki.
La gola era stretta da un collare di vernice nera borchiato d'oro alto quasi dieci centimetri, i polsi imprigionati in due altissimi bracciali anch’essi di vernice nera e borchiati, e la parure era provvista di anelli. La ragazza teneva sul braccio un giubbetto di pelle nera ed era fasciata da un ridottissimo e attillatissimo abito stretch di maglina di seta stampata a leopardo, con le maniche corte e il decolleté a dir poco scandaloso.
La profondissima scollatura rivelava generosamente più della metà dei seni, lasciando spuntare ad ogni minimo movimento le areole dei capezzoli che premevano impazienti contro la stoffa elastica del miniabito aderente come una seconda pelle.
La vita era stretta da una cintura di vernice nera alta dieci centimetri e provvista di un piccolo anello fissato accanto alla fibbia d'oro. All'anello erano agganciati due piccoli moschettoni sempre d'oro, dai quali partivano due catenine che scendevano lungo il ventre e risalivano con una breve curva scomparendo sotto il bordo della cortissima gonna, verso l'inguine.
 
 

"Questa è Marion. E' su lei che dovrai lavorare", disse Kiki al tatuatore. E allungò una mano verso la ragazza, che si era fermata in silenzio al suo fianco, per sganciare dai moschettoni la doppia catenina d'oro che pendeva fra le sue gambe. Kiki tirò a sé la catenina e Marion con un piccolo fremito fu costretta dalla tensione a protendere in avanti il ventre, serrando al tempo stesso le natiche che vibrarono sotto la seta dell'abito.
Kikì avanzò impugnando la catenina come se fosse un guinzaglio col quale condurre Marion, e nel silenzio della stanza i passi delle due donne risuonarono con un rumore secco e metallico. Kiki camminava lenta e sicura, i seni che oscillavano traboccando dalle coppe, Marion la seguiva mordendosi leggermente le labbra a ogni passo, come se il tendersi della catenina le procurasse una torbida miscela di dolore e piacere. Le loro caviglie erano tese, i muscoli dei polpacci e delle cosce fremevano, gli orecchini tintinnavano dondolando al loro incedere. Lo spettacolo che offrivano era clamoroso.
Kiki si fermò davanti al tatuatore, infilò l'indice della destra nell'anello del collare di Marion e tirò la bionda verso di sé finché i loro volti furono a pochi centimetri. "Alzati la gonna", disse a bassa voce. Marion la guardò con aria di sfida, indietreggiò di un passo facendo tendere la catenina che le pendeva dall'inguine e premeva sull'orlo dello strettissimo e corto abito di leopardo, ed ebbe un fremito di dolore.
Le sue dita dalle lunghe unghie laccate di rosso s'insinuarono sotto il bordo della minigonna e cominciarono a tirarlo su lentamente, con piacere sensuale. La stoffa salì oltre l'attaccatura delle calze, scivolò lungo le sei giarrettiere nere che le sostenevano e scoprì lentamente il ventre rivelando una perversa g-string di pelle nera che scendeva dall'ombelico e imprigionava il sesso della ragazza scomparendo poi fra i glutei.
Era una stringa che partiva da una stretta e aderentissima cinta di pelle nera serrata intorno ai fianchi: sottile in alto, si allargava lievemente man mano che scendeva e all'altezza del monte di Venere si biforcava, aprendosi in una fessura che sembrava un’asola. Dalla fessura emergevano come da una stretta cornice le labbra del sesso, e la g-string era tanto tesa da farle fuoriuscire con prepotenza, strizzandole ed esaltandone la turgidità. Nelle due labbra erano infibulati sei anelli d'oro, da alcuni dei quali pendevano due piccole ma pesanti piastrine sempre d'oro, e a due degli anelli erano assicurate le catenine che Kiki stringeva fra le dita.
Kiki infilò la destra nella scollatura e afferrò fra il pollice e l'indice un capezzolo di Marion. Tirandolo lentamente con la mano costrinse la ragazza a girarsi di spalle, finché davanti agli occhi del tatuatore apparvero le sue natiche sode, alte, rotonde e nude, nel cui spacco s'insinuava la striscia di pelle che mordeva l'inguine.
Kiki indicò con lo sguardo il gluteo sinistro di Marion, liscio e abbronzato. "E' qui che cominceremo, ma potrai divertirti un pò dappertutto", disse sorridendo. Poi fece girare di nuovo Marion verso il tatuatore.
"Togliti la cintura e il vestito", disse. Marion slacciò la cinta di vernice nera lasciandola cadere a terra, poi si tolse l'abitino di leopardo ancheggiando nel movimento che fece per aiutarsi.
La sua vita era serrata da uno stringivita di pelle nera alto meno di un palmo, strettissimo e rigidamente steccato, dal quale partivano le sei giarrettiere che sostenevano le calze. Il perverso slip che le metteva in evidenza il sesso era agganciato sopra al corsetto, in modo da poterlo togliere senza liberare il corpo dalla morsa dello stringivita.
I seni perfetti erano spinti verso l'alto da un minuscolo ma solido reggiseno anch'esso di pelle nera, un carioca le cui minuscole coppe, sostenute da rigidi ferretti, coprivano solo il quarto inferiore delle stupende e gonfie semisfere stringendone l’una contro l’altra e proiettandole al tempo stesso verso l'alto.
Come dal grembo anche dai capezzoli, eretti e circondati da un'areola bruna e piccola, pendevano due solidi anelli d'oro la cui liscia superficie non era interrotta da nessun segno, come se fossero bloccati da un invisibile congegno a scatto.
 
 

Era un'immagine straordinaria e eccitante: il volto bellissimo, sensuale e torbido incorniciato dai cortissimi capelli biondi, la bocca dalle labbra rosse e semiaperte, le gambe allargate, le cosce e i polpacci dai muscoli frementi per la tensione provocata dall'altezza delle scarpe, le caviglie nervose e il piede arcuato dai vertiginosi tacchi a spillo, la vita stretta e imprigionata dal bustino, le labbra del sesso premute in fuori dalla g-string e ornate dagli anelli che ad ogni sospiro oscillavano, i seni inanellati offerti dal carioca...
Quel corpo così costretto, ma con le parti più appetitose così libere, che sembrava godere e soffrire al tempo stesso degli accessori che ne sottolineavano la perfezione, era il simbolo di una straordinaria e prorompente sensualità.
"E adesso via la g-string, fatti vedere bene" sussurrò Kiki. Le rosse unghie di Marion sganciarono la fibbia del cinturino di pelle. La striscia che le mordeva l'inguine si allentò, ma le labbra del sesso erano così turgide che restarono incastrate nella fessura. La ragazza forzò la stringa in basso e le labbra sgusciarono finalmente fuori dall'asola di pelle, bloccandosi e tendendosi solo per un attimo quando gli anelli che le trapassavano forzarono contro il cuoio.
Marion fece scorrere lo slip lungo le catenine, tolse delicatamente dalla mano di Kiki i due moschettoni, si sfilò la g-string, la gettò su una sedia e riconsegnò le catenine a Kiki, che le tirò di nuovo a sé con un gesto imperioso che costrinse la ragazza ad arcuare la schiena ed esibire il ventre.
Il sesso di Marion era completamente rasato e abbronzato come il resto del corpo. La ragazza non resistette: si passò un dito sulla lingua, lo infilò nella fessura e premette sulle labbra cercando il clitoride, ma Kiki tirò subito le catenine con uno strattone e lei sussultò, straziata dagli anelli che le mordevano la carne.
Kiki le afferrò un polso e le parlò duramente. "Piccola troia, credo che dei metodi più duri andranno meglio", disse aprendo la borsa di coccodrillo nero che portava a tracolla ed estraendo una cinghia di cuoio nero. La usò per unire i polsi di Marion dietro la schiena legandola stretta negli anelli ed inserendo l'altra estremità della cinghia all'anello posteriore del collare, poi tirò con forza finché le mani furono all'altezza delle scapole e vennero assicurate in quella posizione serrando la fibbia.
La schiena di Marion s'inarcò, facendo sì che il seno prorompesse ancora di più dal carioca, e la ragazza si passò la lingua sulle labbra come se sapesse bene cosa stava per accadere e ne godesse in anticipo.
 
 

Il tatuatore guardò la scena perplesso e Kiki notò per la prima volta che in una delle poltrone, un po' in penombra, era seduta una bellissima ragazza bionda dall'aria torbida, che si era appena tatuata una piccola lucertola turchese sulla spalla sinistra.
Priva di reggiseno (non ce n'era traccia neanche sulla poltrona accanto alla sua, dove aveva poggiato la pelliccia di volpe e una borsetta di coccodrillo nero) la ragazza aveva lasciato scivolare la sua leggera camicetta di seta bianca fin quasi alla vita, e i suoi seni alti e sodi si sollevavano ad ogni respiro.
Sulla gola risplendeva una lunga e sottile catena d'oro girata strettamente per tre volte intorno al collo, e agganciata in modo che l'estremità libera pendesse da un lato fino a sfiorare la parte superiore del seno destro. mentre il suo corpo giovane e snello era fasciato da una minigonna stretch nera.
La ragazza non portava calze e indossava un paio di eleganti decolleté di camoscio nero con i tacchi a spillo da dodici centimetri e mezzo. Alti, sì, ma certo non come quelli di Kiki e Marion.
Kiki le sorrise e lei rispose al sorriso, affascinata ma anche turbata dalla scena inconsueta. "E' d'accordo, la tua amica? Mi sembra che tu la stia trattando un po'  brutalmente...", disse la bionda accennando a Marion.
"E’ lei che ama essere trattata così, le piace troppo perché non sia d'accordo. E adesso le tatueremo un bel drago sul culo", disse Kiki afferrando Marion per il collare e costringendola a chinarsi verso il lettino.
 
 (continua)
 

 
 
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